Quando sparire fa più rumore: il ghosting e la ferita dell’invisibilità

C’è un dolore silenzioso che molti conoscono, ma di cui pochi parlano apertamente.

Un vuoto che non urla, ma scava.

È il ghosting: quando una persona improvvisamente scompare dalla tua vita, come se non fosse mai esistita. Nessun messaggio, nessuna spiegazione, nessuna chiusura. Solo silenzio.

Chi subisce ghosting si ritrova spesso confuso, ferito, pieno di domande.

“Ho sbagliato qualcosa?”

“Perché non ha avuto il coraggio di parlarmi?”

“Non valgo nemmeno una spiegazione?”

Il dolore non sta solo nella perdita del legame, ma nella mancanza di senso. Quando una relazione anche solo all’inizio viene interrotta senza parole, la mente fatica ad accettare. E inizia a costruire storie: si colpevolizza, si ridimensiona, si illude.

Ma il ghosting dice più sulla persona che scompare che su quella che resta.

Dietro il silenzio: cosa c’è davvero?

Chi fa ghosting non sempre è “cattivo”. Spesso è semplicemente incapace di gestire il disagio, il rifiuto o il confronto. Evita. Fugge. Preferisce svanire piuttosto che affrontare le emozioni proprie o altrui.

In un mondo sempre più digitale, dove le relazioni nascono e muoiono su uno schermo, è diventato fin troppo facile premere “non rispondere”. Ma dietro a ogni silenzio c’è una persona che sente, che si chiede, che avrebbe solo voluto chiarezza.

Come trasformare la ferita

Subire ghosting è doloroso. Ma può anche essere un’occasione per rivedere il proprio valore, i propri confini, le proprie scelte relazionali.

  • Impariamo che chi ci ignora non ci definisce.
  • Che non avere risposte è comunque una risposta.
  • E che meritiamo legami fatti di presenza, anche nei momenti scomodi.

Il ritorno a sé

Invece di inseguire chi sparisce, possiamo tornare a noi. Ascoltarci. Curare quella parte che si è sentita non vista. E riconoscere che essere lasciati senza parole non significa non avere valore anzi, spesso significa che abbiamo avuto il coraggio di esserci dove l’altro non è riuscito.


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4 risposte a “Quando sparire fa più rumore: il ghosting e la ferita dell’invisibilità”

  1. Avatar Eterea

    Sparire è doloroso, nel mio caso un profondo atto di consapevolezza di dare libertà a chi in vari modi la chiedeva da tempo. Inutile dire che bisogna imparare a convivere con il vuoto ed il dolore vero, con i dubbi, e con la perdita della gestione del proprio equilibrio. Per quanto mi riguarda lo leggo come un gesto d’ altruismo se non si ha nulla da nascondere.

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    1. Avatar Inazuma

      Esiste il dialogo , sparire e anche il silenzio ma soprattutto il silenzio è una vera e propria forma di punizione.
      Tanti fattori possono esserci anche l’incapacità di gestire un confronto o altro ed è più facile scappare, sinceramente cosa più sbagliata e ipocrita di così penso che ci sia solo una persona narcisista, se dovessi stilare una classifica metterei sul palco la persona narcisista e al secondo posto chi fa ghosting e infine chi come punizione usa il silenzio.

      Per concludere sparire è una cosa ma sparire e riapparire come in un loop è ben diverso è una vera e propria forma di violenza.
      Se una persona sparisce, va bene, un lamento un pianto, ma sparire e riapparire come se niente fosse e risparire e così via.. ma anche no.

      Parlo per esperienza personale, poi ognuno la vive e la pensa a modo suo..

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      1. Avatar Hoana
        Hoana

        Hai ragione apparire e poi sparire è una forma di violenza psicologica, nessuna persona ha il diritto di giocare con i sentimenti altrui, Neanche il più terribile narcisista. Buona notte

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      2. Avatar Inazuma

        Ripeto parlo proprio per esperienza personale e non era una storiella ma una storia durata 4 anni .. pessima persona, pessimo modo di fare ma soprattutto tutto pessimo.
        Buonanotte a te.

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Grazie