C’è un momento, nella vita di ognuno, in cui ci rendiamo conto che non sappiamo più esattamente chi siamo. Non perché ci siamo persi del tutto, ma perché qualcosa dentro di noi si è spostato come se un vecchio equilibrio fosse crollato silenziosamente, lasciando spazio a un vuoto che non sappiamo ancora riempire.
Questa sensazione non è un errore: è un richiamo. È la psiche che ci invita a tornare dentro, a guardare oltre le maschere che indossiamo ogni giorno per adattarci, sopravvivere, essere accettati.
Dietro quelle maschere si nasconde la parte più autentica di noi, quella che spesso abbiamo messo a tacere per paura di non essere compresi.
La ricerca di sé non è un viaggio lineare. È fatta di confusione, di passi falsi, di momenti in cui ci sentiamo tornare indietro. Ma ogni volta che ci fermiamo ad ascoltare davvero ciò che proviamo senza giudizio compiamo un piccolo atto di guarigione.
Ritrovarsi non significa “diventare qualcuno”, ma ricordarsi chi siamo, al di là dei ruoli, dei doveri e delle aspettative.
Il sé autentico non si impone, emerge.
E quando finalmente lo lasciamo affiorare, tutto cambia: i rapporti, le scelte, persino il modo in cui respiriamo il mondo.
Forse “essere alla ricerca di noi” non è un segno di smarrimento, ma di risveglio.
Perché solo chi si mette in cammino può davvero incontrarsi.

Grazie