Ci sono legami che nascono con il primo respiro.
Eppure, anche quei legami possono spezzarsi, o incrinarsi nel tempo, fino a diventare silenzi dolorosi.
A volte una figlia si allontana.
Smette di parlare, chiude i ponti, mette distanza.
Per chi guarda da fuori, sembra inspiegabile.
Per chi lo vive da dentro, è un terremoto silenzioso.
Mi sono chiesta tante volte dove ho sbagliato.
Forse quando l’ho voluta proteggere troppo.
O quando ho parlato, ma non ho saputo ascoltare.
Forse nei momenti in cui ho proiettato su di lei le mie paure, i miei sogni irrisolti, credendo di fare il meglio.
La verità è che non sempre una madre sa essere madre nel modo in cui una figlia avrebbe bisogno.
Siamo figlie anche noi.
Portiamo dentro modelli, ferite, convinzioni che non abbiamo mai messo in discussione.
E a volte, nel tentativo di amare, feriamo senza accorgercene.
Quando una figlia si allontana, non sempre è per odio.
Spesso è per sopravvivere.
Per respirare.
Per definire chi è, lontano da noi.
E fa male.
Fa male da togliere il fiato.
Ma non posso forzarla a tornare.
Posso solo restare,
in silenzio,
con il cuore aperto.
Con la speranza che un giorno il suo dolore possa trasformarsi in voce,
e che quella voce possa di nuovo cercare la mia.
Nel frattempo, imparo.
Mi guardo dentro.
Lascio spazio al dubbio,
alla consapevolezza,
alla trasformazione.
Perché anche una madre può cambiare.
Anche una madre può rinascere.
E l’amore quello vero sa aspettare senza chiedere nulla in cambio.
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